Gli inquilini contestano i costi esosi di un impianto governato dalla domotica: qui il riscaldamento è a palla, le finestre non hanno tapparelle e la luce non si spegne mai. Mediano il sindaco e l’assessore Maranella: alla fine l’Azienda molla e paga il debito all’Enel
TERAMO – A dispetto del nome del condominio, la Fabbrica del Benessere, non è proprio la condizione ideale per chi vive, da sfollato, in alloggi nuovi e tecnologici sì, ma scomodi e non adatti alla tipologia di inquilini, come gli anziani e i cardiopatici.
Le ‘case della Regione’ di via Balzarini note così perchè l’Ente le ha acquistate per trasferirne poi la proprietà all’Ater, stanno diventando un problema per chi ci vive da ormai tre anni, in attesa che l’Azienda delle case popolari ristrutturi le loro abitazioni inagibili per il terremoto di 6 anni fa. Passino le luci che si accendono da una centralina e non dagli interruttori nella diverse stanze, camere senza le porte e lo spazio o per il letto o per l’armadio, ma oltre alle finestre senza tapparelle e non autoscuranti che d’estate trasformano in una griglia gli appartamenti non si può sopportare che in pieno inverno manchi la luce.
La luce alla ‘Fabbrica del Benessere’, in ossequio a quella domotica con cui pochissimi degli inquilini riescono a familiarizzare, è fondamentale perché governa tutto: qui gestisce anche il riscaldamento e le cucine a induzione, e un black out come quello di oggi, durato oltre 7 ore, ha messo in crisi anziani e disabili delle 20 famiglie che abitano questo complesso, ex progetto dei sogni, alle spalle dell’Università di Teramo a Colleparco. Molti hanno temuto che le batterie interne alle abitazioni si scaricassero e lasciassero al freddo glaciale di queste notti tutti gli inquilini. Molti di loro si sono riversati in cortile e, assieme alla consigliera comunale Pina Ciammariconi dei Cinqustelle, hanno chiesto la presenza del sindaco Gianguido D’Alberto e dell’assessore all’edilizia residenziale Martina Maranella. Che hanno dovuto svolgere un ruolo di mediazione con l’Ater e la presidente Maria Ceci, affinchè si arrivasse a un compromesso che risolvesse un altro vulnus di questo complesso edilizio: il contatore condominiale.
In un edificio dove ci sono oltre 140 faretti a led sempre accesi e la luce non si spegne mai, dove il riscaldamento va a palla e non è gestibile dall’interno dei singoli appartamenti, i ‘volumi’ di costo delle spese condominiali sono diventati insopportabili per questi teramani sfollati dalle case popolari. La richiesta di una separazione dei contatori e una verifica dello spreco energetico di questi immobili, soprattutto nelle parti comuni, è rimasta lettera morta. Anzi: di fronte alla morosità incolpevole di tanti sarebbe arrivata anche la minaccia di sfratto. Ecco perchè l’Enel ieri, dopo diversi solleciti e una minaccia di abbassamento dell’energia disponibile, oggi verso le 14 ha staccato il contatore generale del condominio. Molti al buio, la scalina pure e l’ascensore bloccato, tanti altri hanno cominciato a ridurre l’uso di prese e lampade per non far scaricare le batterie con il terrore di una notte o notti da affrontare senza riscaldamento.
La protesta e la mediazione del Comune ha fatto sì che l’Enel, in serata alle 21:30,, ha riattivato la fornitura dietro la garanzia di una determina in cui si dispone il pagamento di 12.220 euro all’amministratore del condominio affinché sani la morosità con il gestore, e che i vertici dell’Ater hanno firmato alle 19:30. Immaginiamo che il problema sia però solo rinviato perché gli inquilini sono decisi a costringere l’Ater a riconoscere il loro diritto alla separazione dei contatori.